Catania. “Vi supplico, non mi fate del male”: il racconto choc della 13enne stuprata
L’ adolescente è stata violentata dal branco, mentre tenevano fermo il fidanzato 17enne. È accaduto il 30 gennaio intorno alle 19.30 a Villa Bellini. Sette ragazzi, di origini egiziane e tra i 15 e i 19 anni, sono stati individuati e fermati dopo un’indagine velocissima: determinanti il racconto della vittima, che ne ha riconosciuti tre, le immagini delle telecamere di videosorveglianza del parco, le investigazioni scientifiche sulle tracce biologiche e la confessione di uno degli aggressori.
La ragazza ha tentato in tutti i modi di dissuadere i giovanissimi aggressori, due dei quali minorenni. Lo stupro, compiuto da due giovani, è avvenuto davanti agli occhi del fidanzato 17enne della vittima, che è stato costretto ad assistere mentre veniva tenuto fermo dagli altri.
Con il passare delle ore, sono emersi poi nuovi dettagli dell’aggressione. “Vi imploro, vi supplico, non mi fate del male, lasciatemi andare…”, queste le parole con le quali la ragazzina ha tentato disperatamente di dissuadere i sette componenti del branco.Attraverso il DNA è stato poi possibile accertare le tracce biologiche di due degli arrestati, oltre a quelle della ragazza.
Lo stupro davanti agli occhi del fidanzato diciassettenne
A contribuire all’identificazione degli altri, oltre a uno di loro che ha collaborato con gli inquirenti, sarebbe stato anche il fidanzato della 13enne. Uno del branco ha quindi parlato con un operatore della struttura, dove ora è agli arresti domiciliari, rivelando l’accaduto, ma sostenendo di essere stato soltanto spettatore della violenza. “È sotto shock – ha detto l’avvocato Angela Pennisi, rappresentante legale della comunità – ha capito la gravità del gesto che ha commesso e l’importanza di collaborare con le forze dell’ordine”.
Domani udienza di convalida per 5 maggiorenni
Si terrà domani mattina, nel Palazzo di Giustizia di Catania, l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Carlo Umberto Cannella, dei cinque giovani fermati dai carabinieri.
Il procuratore aggiunto ha chiesto la convalida del provvedimento e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro degli indagati e degli arresti domiciliari per il quinto che, durante le prime fasi delle indagini, ha collaborato all’identificazione del branco che avrebbe partecipato alle violenze.
Don Patriciello: “Non è una emergenza limitata”
“Quello che è avvenuto a Caivano, e ora a Catania, è la punta di un iceberg. Ci sono al Sud, ma anche al Nord, tante aree in cui sono ammassate povertà sociali che alimentano le povertà educative alla base di queste violenze. Noi facciamo finta di non vedere, di credere che sia un’emergenza limitata solo a pochi e sporadici quartieri. Così ci mettiamo la coscienza a posto”. Lo afferma in un’intervista a Quotidiano Nazionale, don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano.
“Se siamo ancora qui a raccontare casi di violenza brutale, di stupri commessi da minorenni, beh allora vuol dire che noi adulti abbiamo sbagliato, abbiamo deciso di non educare – aggiunge – Tutto ciò che riguarda i minorenni chiama in causa gli adulti, sono loro che devono per primi farsi l’esame di coscienza e domandarsi cosa hanno seminato in questi anni, che cosa hanno insegnato e quale esempio hanno dato”.
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