Intervista a Jessica Bellina, autrice urban-fantasy
“Il tocco della notte. Il rito” è il secondo romanzo di Jessica Bellina, autrice di Gemona in Friuli. Genere: urban-fantasy. Primo capitolo di una saga ambiziosa, il romanzo è stato pubblicato per le Edizioni Giovane Holden e racconta di un mondo fatto di luci e tenebre, dove un’eroina scopre di avere poteri più grandi di lei e che, la distinzione tra bene e male non è poi così definita, data una volta per tutte. Per conoscere meglio la scrittrice di Gemona e il suo romanzo le abbiamo posto alcune domande.
- Buongiorno Jessica. In un’epoca in cui, anno dopo anno, le statistiche sulle vendite dei libri e sul numero dei lettori appaiono sempre meno incoraggianti, che cosa L’ha spinta a scrivere e che cos’è per Lei la letteratura? Qual è il suo ruolo?
Io credo che in un’epoca in cui siamo tutti in corsa, abbiamo sempre meno tempo per noi stessi e in cui che dobbiamo “incastrare” in mezzo a mille impegni quelli che sono obblighi (il lavoro o la casa) e piaceri (attività fisica o l’incontro con un amico), la letteratura sia un buon punto di sfogo.
La letteratura, di qualunque tipo, è in grado di farti vivere avventure di ogni genere, fare lavorare la fantasia, stimolare la mente ed i pensieri e la capacità comunicativa. Effettivamente non è incoraggiante vedere che leggere sta diventando sempre meno consueta come abitudine, proprio per una questione di tempo solitamente (e lo ammetto sono la prima che non può dedicarsi alla lettura quanto vuole), ma anche perché se qualcosa non attira immeditamente o non è piena di colpi di scena sembra non essere degna di nota.
La letteratura e lo scrivere per me è un momento di grande liberta, uno spazio in cui liberare la fantasia, dove non avere limiti, regole o tempo e questo è anche la lettura: può farti viaggiare e puoi dedicarti cinque minuti o ore e ti lascerà sempre qualcosa.
Inoltre ora c’è la possibilità di leggere ovunque, anche tramite un dispositivo come il telefono, o ci sono diverse occasioni per comprare libri a un buon prezzo, anche di seconda mano, o di prenderli in prestito.
La letteratura da una potenza alla nostra mente che nient’altro può dare!
- Il Suo secondo romanzo, “Il tocco della notte. Il Rito” è un’opera preceduta da un lungo lavoro di ricerca e studio. Oltre al Suo vissuto personale e alla conoscenza del genere – con cui si destreggia molto abilmente – ha individuato altri riferimenti e fonti a cui tenere fede per scriverlo? Ci sono stati dei libri, anche scritti da Suoi colleghi scrittori, che l’hanno guidata durante la stesura?
Mentre scrivo leggo diversi libri o, da qualche anno, manga, ammetto che avevo più tempo quando ero a scuola piuttosto che ora ma fra un riferimento, lo studio, l’interpretazione, la ricerca e la fantasia ho creato le mie opere e il mio mondo.
Quando ero più giovane ho letto diversi libri di scrittori urban-fantasy, soprattutto americani (Cate Tiernan, Laurell K.Hamilton ed altri), ora sono passata alla lettura di libri ambientanti nelle mie zone da diversi anni (a parte qualche eccezione) e solitamente hanno qualcosa di magico all’interno.
- Come si evince in rete, sia “Il tocco della notte. Il Rito” che “Il lato magico. Il rituale del benandante” sono in verità i primi capitoli di due saghe. Tuttavia, sappiamo già che ci sono altre saghe inedite che aspettano di vedere la luce. Come mai ha preferito la forma letteraria della saga? Crede che favorisca maggiormente l’empatia che si sviluppa tra i Suoi personaggi e i lettori delle Sue opere?
La saga non era effettivamente la mia prima idea, è qualcosa che si è ha avuto vita gradualmente. Mi spiego: la mia scrittura è intuitiva e spontanea, non segue regole di alcun genere o uno schema prefissato, non ci sono schede di personaggi o simili, è come se mi trovassi alle spalle dei personaggi e scrivessi quello che vedo.
Negli anni ad alcuni mi sono davvero affezionata, tanto che ci sono davvero cresciuta assieme, mi piace la saga, di 3 o 4 libri, per l’idea della continuità e per dare quell’attesa che ti fa dire: “Non vedo l’ora di sapere cosa accadrà la prossima volta!”. Nella saga trovo quindi la lunghezza per conoscere meglio la crescita dei personaggi, terminare la loro storia e trovo, personalmente, che sia una lunghezza che ti fa appassionare ma che non stufi.
- A tal proposito, mi viene da chiederLe – se c’è stata – qual è stata la maggior difficoltà che ha riscontrato scrivendo i numerosi romanzi di cui è autrice e come le ha risolte. Quanto tempo ha impiegato per la composizione complessiva? Ma soprattutto… come l’ha trovato?
La mia difficoltà più grande credo sia stata quando volevo scrivere ma non sapevo come fare, non tutti i giorni sono uguali, e avendo la testa piena di informazioni diverse non riuscivo a dare spazio alla parte creatrice dentro di me.
Ma in realtà è sempre stato un grande piacere scrivere in compagnia di un buono spuntino e un bel film certe volte.
Tutti i libri li ho scritti in una quindicina di anni, con varie pause, tendenzialmente la sera dedicando a me stessa e i miei progetti un’oretta o due, non è semplice intrecciare tutto, ma credo che a volte dipenda anche dalle priorità che ci sono in quel momento della vita, ovviamente va vissuta!
- I personaggi che abitano “Il tocco della notte. Il Rito” in qualche modo riflettono una società – seppure magica – molto affine alla nostra, anche a partire dai luoghi reali in cui ha deciso di ambientare le Sue storie. Qual è per Lei il punto di maggior contatto tra le Sue storie e la realtà contemporanea? E come potrebbe, la sua produzione, essere utile ai lettori e alle lettrici per riflettere sulla contemporaneità?
Credo che se si parli di notturni o di esseri umani in realtà stiamo solo etichettando qualcuno, in realtà anche se i primi hanno delle capacità diverse (che in realtà sono comunque quelle che distinguono tutti noi: uno potrebbe essere più portato per lo sport, un altro per gli studi e così via…) le emozioni, le sensazioni, la crescita, le speranze e tutto quello che fa parte del quotidiano accomuni tutti quanti.
Solo perché qualcuno ha una caratteristica diversa da noi non per questo non sta combattendo una battaglia, forse non la capiamo, ma ogni battaglia per ogni individuo ha la sua importanza, credo che sia quello che dovremmo ricordarci ogni giorno incontrando le persone per strada.
Questi libri sono ambientati nei primi decenni degli anni duemila, quindi in qualcosa possono differire rispetto alla società di ora, infatti non sono menzionati i social, ma i problemi e i le domande che di pone un adolescente e che poi trova la sua risposta e dice: “Ecco, questa è la mia strada”, credo che possa essere in comune a tutti.
- In che modo è nata la passione per la scrittura: è arrivata prima l’idea dei Suoi romanzi o la vocazione di individuare un nuovo modo per veicolare storie ricche di intrattenimento sì, ma anche di insegnamenti? Quando ha compreso di voler narrare il lato magico del mondo – e se c’è, qual è la ragione che L’ha portata a prediligere la magia per narrare il reale?
La passione per la scrittura è stata casuale in realtà, un giorno mi sono seduta a scrivere un diario di avventure in un magico mondo di cui ero protagonista ed un altro giorno mi sono detta: “Proviamo qualcosa di diverso” e così ho iniziato a scrivere le prime righe de “Il lato magico” (il primo libro che ho pubblicato) e vedere qualcosa di così piacevole per me continuava a fluire dalla mia fantasia e i miei pensieri alle mie mani è stata una vera e propria magia, prima che me ne rendessi conto avevo già scritto diversi capitoli! E da lì non ho più smesso.
La mia scelta di vedere il lato magico del mondo razionalmente la descrivo come la mia naturale inclinazione, è il mio genere e la mia natura (come potrebbe essere per qualcuno essere descrittivo sui fatti storici o in grado di creare intricati thriller), ma se devo dirlo come lo direbbero Ginevra e Celeste, le protagoniste dei libri, è una cosa che viene da dentro e poi su certe cose c’è sempre un fondo di verità (anche perché alcune cose mi sono state raccontate ed altre le ho ricercate, quindi non è tutta fantasia).
- Personaggi imperfetti, combattuti, tanto magici quanto in realtà tangibili, spesso guidati dalla voglia di salvare il mondo – o dall’egoismo che li porta a distruggere l’ordine precedentemente stabilito: si può dire che i personaggi dei Suoi romanzi incarnino molti dei difetti propri degli esseri umani, eppure, rispetto ai personaggi maschili, le figure femminili (prima Ginevra e poi Celeste) rappresentano le vere eroine del romanzo. C’è un motivo che L’ha spinta a raccontare di donne o Le è venuto naturale individuare come personaggi positivi le figure femminili?
Il motivo per cui ho raccontato di ragazze nei primi libri penso che sia perché sentivo le loro emozioni più vicine e riuscivo ad esprimerle meglio nei libri, ho provato comunque ad avvinarmi molto anche ai maschi come con Andrea ne “Il lato magico” o Federico ne “Il tocco della notte”. Crescendo, però, ho capito che fosse la strada giusta perché l’ingenuità e la curiosità di Ginevra e poi la positività e l’essere spontanea (a tratti fin troppo) di Celeste due ragazze che crescono e cercano il proprio posto facendo a volte errori, a volte di testa loro, altre da sole, altre ancora chiedendo aiuto… mi ha fatto capire, insieme ai miei studi, quali grandi poteri abbiano le donne nelle loro mani, sono piene di emozioni, pensieri e sensazioni e possono essere placide come un lago o possono ribollire come in una pentola a pressione ma sono davvero magiche ed è un piacere raccontare di donne diverse, con diverse paure e convinzioni.
Ci sono poi alcuni personaggi femminili che in poche righe possono risultare più risolute e antipatiche, chi senza poteri che senza più forte degli altri, chi mette una maschera… ho lavorato sui versi personaggi nei libri facendoli crescere dalla prima riga in poi.
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