Intervista esclusiva a Sebastian Ruggiero: autore del romanzo “Intrigo sull’Olimpo”
Lo scrittore sardo, Sebastian Ruggiero – autore del romanzo d’esordio “Intrigo sull’Olimpo” – pubblicato dalla Giovane Holden Edizioni di Viareggio (LU), si è raccontato alla redazione di PressNews. Nella speranza di mettere luce su un lavoro meritevole di attenzione gli abbiamo rivolto alcune domande per approfondire la sua figura di scrittore e la sua prima opera in libreria.
- Buongiorno Ruggiero, grazie per aver accettato di scambiare quattro chiacchiere con noi di PressNews. La metterò subito alle strette con una domanda che riguarda il Suo percorso editoriale. In Italia, come si sa, il numero di lettori diminuisce anno dopo anno, contrariamente a quello degli scrittori, che invece aumenta a dismisura. Nel marasma di pubblicazioni che tutti i giorni affollano i banchi delle novità in libreria, qual è la cosa più difficile per uno scrittore alla prima pubblicazione? Quali sono i vantaggi e quali invece gli svantaggi di pubblicare senza un nome già affermato?
Ritengo che la cosa più difficile sia farsi conoscere e apprezzare dall’editore, che deve essere persona seria e competente. L’avere un nome noto dà certamente il vantaggio di richiamare le più affermate case editrici, e non sempre dietro quel nome si cela qualità letteraria. La difficoltà sta poi nella capacità di distribuzione e di certo chi deve vendere si affida di più a un prodotto commerciabile perché noto, rispetto a nomi sconosciuti pubblicato da case editrici indipendenti.
- Le presentazioni sono uno dei momenti più importanti tra gli impegni di uno scrittore, poiché è risaputo che muovono persone e raggiungono direttamente i potenziali lettori dell’opera in oggetto. Dalla Sua pagina Internet – sebastianruggiero.it – si evince che finora ha tenuto diversi incontri per presentare il suo libro (in biblioteca, in libreria, presso il Comune di Arbus, la città in cui lavora), ha dovuto affrontare qualche difficoltà a mettersi metaforicamente a nudo davanti ai Suoi lettori? Che cosa rappresentano per lei questi momenti di incontro e confronti?
Le presentazioni sono un momento di incontro che mi piace abitare.
Uso questo verbo non a caso o in modo errato. Durante le presentazioni cerco di ricreare uno spazio di intimo confronto come all’interno di un’abitazione, indossando l’abito del buon ospite che accoglie gli invitati e si impegna per trattenerli piacevolmente.
Importantissima è poi la scelta della relatrice o del relatore, in quanto in quella serata si svolge quasi il rito di battesimo del proprio libro che deve avere una madrina o un padrino degni di presentarlo al meglio. E ho avuto, tutte le volte, questa fortuna.
- La copertina del Suo romanzo è molto fedele rispetto a ciò che vi è contenuto. È stata Lei a sceglierla e a proporla alla redazione del Giovane Holden? O se sono stati loro a farlo, quale sarebbe stata la sua prima scelta?
La scelta della copertina è opera del grafico della casa editrice Giovane Holden. È molto evocativa.
- I dialoghi di “Intrigo sull’Olimpo” sono di gran lunga superiori alle parti descrittive dell’opera – il che consente al lettore di entrare perfettamente in sintonia con i personaggi del libro. Leggendoli, da parte Sua, si riscontra una grande capacità di intessere dialoghi che siano da un lato fedeli al personaggio che portano in scena, dall’altro attualizzanti. Quanto ha dovuto studiare e documentarsi prima di scrivere il suo romanzo? Si può dire che la Sua esperienza in qualità di insegnante sia stata d’aiuto per la composizione dell’opera?
Una delle migliori critiche che mi vengono fatte sta nell’essere riuscito a rendere i dialoghi coerenti e funzionali al racconto. È un importante apprezzamento. Rendere le scene dialogiche in un testo scritto è un compito delicato in quanto si deve cercare di trasferire in un altro registro un codice linguistico, quello del parlato, in una formalizzazione scritta appropriata. Il rischio è quello di creare scene slegate al racconto, poco dinamiche e separate dal contesto del racconto. Devo confessare che per me scrivere le scene dei dialoghi è una parte che mi diverte, in quanto vedo visivamente la scena, la riproduco fedelmente nella mia immaginazione, nella mimica, nella gestualità, nelle parole dette e non dette dei protagonisti della vicenda. Spero davvero di essere riuscito in questo intento.
- Per ogni libro scritto è fatto noto che, durante la composizione, lo scrittore sia andato incontro ad almeno un problema narrativo e/o tecnico da risolvere. Ci sono stati dei passaggi o dei momenti particolari legati alla scrittura che, anche solo per un momento, le hanno fatto pensare che non sarebbe stato in grado di arrivare al risultato che si prefigurava? O al contrario, l’atto compositivo non si è rivelato mai problematico?
Le difficoltà nello scrivere “Intrigo sull’Olimpo” è stata quella di mantenermi coerente non solo col mito ma anche con le dinamiche degli altri miti che fanno da corollario al racconto. Ho scelto di non snaturare i miti classici ma di raccordarli in una nuova dimensione, necessariamente passando da una nuova finzione che diventa, chissà, una nuova lettura del mito.
- Credo sia molto interessante chiedere a chi ha a che fare con giovani menti tutti i giorni un ritratto di queste generazioni che di tanto in tanto si rivelano ai nostri occhi ermetiche e incomprensibili, quasi irrazionali. Ci piacerebbe sapere, direttamente da lei, qual è il suo rapporto con le nuove generazioni? Che cosa pensa di loro? Sapranno fare meglio di noi, o come spesso accade, si insiste a far peggio di prima?
Con questa domanda rischierei di dilungarmi con un trattato.
Posso solo dire che ritengo sia sbagliato continuare ad etichettare questa generazione come peggiore della precedente, che è sempre lo stesso errore compiuto da tutte le generazioni rispetto a quelle che la seguono.
I bambini e i ragazzi non sono piccoli adulti, ma soggetti in formazione, in divenire, che devono formare la propria personalità, che devono ancora strutturarsi.
Da educatore e uomo di scuola, mi permetto di dire che questa modernità liquida ha fortemente indebolito il ruolo degli adulti. Recalcati, riprendendo Lacan, parla di “evaporazione del padre”, intendendo con questo il superamento del padre autoritario e la ricerca di un padre che sia testimone.
Assistiamo però a dei genitori che difficilmente sanno essere testimoni in quanto anch’essi divorati da un nuovo padre-padrone che impone l’abolizione del “limite”, tutto deve essere superato, trasgredito. Il problema dei figli è che talvolta hanno dei genitori che fanno i figli al posto di fare i genitori. Cari genitori, educate i vostri figli fin dalla più tenera età alla frustrazione di un “no”, lasciate fare loro i capricci, quando sono capricci, e non soddisfate subito quella richiesta con un surrogato. Scardinate, fin da subito, l’idea del possesso. E siate testimoni che indicano il percorso ai vostri figli, con l’esempio del vostro essere, che non significa sfuggire alle debolezze e alle imperfezioni
- Il mondo antico riportato in vita tra le pagine di “Intrigo sull’Olimpo” – attraverso le descrizioni dei luoghi, della natura incontaminata e delle pulsioni degli esseri umani – traccia un affresco molto fedele a quello che nell’immaginario comune ci viene in mente pensando all’Antica Grecia e all’Antica Roma. È mai stato in questi posti, anche solo come turista? Che idea se n’è fatto? Com’è riuscito, insomma, a renderli narrativamente con tanta lucidità e completezza? In questo caso, Le è stata d’aiuto tutta la filmografia che racconta il nostro passato?
Ho avuto modo di visitare Roma diverse volte e ogni volta, ma mi capita anche in altre città storiche, mi diverto a pensare mentre cammino per i viali, quanta storia sia stata attraversata in quei percorsi, da quella più umile a quella segnata dal potere personale.
- Chiudiamo l’intervista con un’ultima domanda che ci piace sempre rivolgere agli scrittori: potrebbe definire con tre sole parole, ma rappresentative, il Suo esordio “Intrigo sull’Olimpo”?
Iconico, profondo, universale.
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