La metafora della fragilità: la vita di Leone Chiarodiluna, protagonista dell’esordio di Luca Pasquinelli
Nel romanzo Giorni da Leone (Giovane Holden Edizioni), Luca Pasquinelli – autore esordiente già al centro dell’attenzione – affronta con profondità tematiche di vulnerabilità e illusione, immergendo il lettore nella mente di Leone Chiarodiluna.
La storia si snoda attorno alla vita di un uomo di mezza età, costretto a confrontarsi con la pressione delle responsabilità familiari, intrappolato in una quotidianità che non sente sua. Tra il dovere di prendersi cura dei genitori malati e il desiderio di evadere verso una vita di libertà, Leone si trova in un conflitto interiore che lo segna profondamente e che verrà acuito da un incidente per cui Leone verrà assegnato ai lavori socialmente utili.
Tra simbolismo e figure retoriche, una prosa densa e ricercata
Ogni giorno, Leone è impegnato a preparare il ghiaccio per alleviare i dolori del padre, un compito che diventa un riflesso della sua stessa vita: un sollievo temporaneo destinato a svanire rapidamente. Questa immagine suggerisce che, così come il ghiaccio si scioglie, così i sogni di libertà e fuga di Leone svaniscono nella realtà delle sue responsabilità quotidiane. L’idea di fragilità è centrale; Leone si rende conto che ogni tentativo di liberarsi dal fardello familiare è destinato a fallire. Infatti, Pasquinelli scrive: “Il ghiaccio si scioglie come i suoi piani di evasione e libertà” (p. 137).
Il transatlantico Narciso, immaginato da Leone come il mezzo per la sua fuga, diventa un simbolo di sogni irrealizzabili e illusioni lontane. Il nome stesso della nave suggerisce un’idea di auto-inganno: Leone continua a nutrire la speranza di poter fuggire, ma nel profondo della sua mente sa che è solo un’illusione. Pasquinelli utilizza figure retoriche per enfatizzare la tensione tra sogno e realtà, e il ghiaccio diventa il fulcro di una vita vissuta in bilico tra il dovere e il desiderio.
C’è un fil-rouge che tiene unite l’esordio di Pasquinelli e Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, dove il protagonista vive intrappolato tra il desiderio di bellezza eterna e la realtà della sua caducità. Entrambi i personaggi si trovano a fronteggiare la tensione tra aspirazioni idealizzate e una vita di quotidiane responsabilità.
Psicologia: un caleidoscopio di personaggi
Leone è un personaggio complesso, lacerato da un conflitto interno tra il desiderio di libertà e il senso di responsabilità. Egli ama i genitori, ma questa amorevolezza è oscurata dalla frustrazione e dalla sensazione di essere schiacciato dal peso delle loro malattie. La sua psicologia è caratterizzata da una profonda ambivalenza: Leone è prigioniero di un ciclo di doveri che lo allontana dalla possibilità di realizzare i propri sogni.
Il padre di Leone, Augusto Chiarodiluna, è un ex tenente colonnello che, nonostante la sua attuale debolezza e malattia, rappresenta un’autorità oppressiva. La sua figura, anche se malata, rimane dominante nella vita di Leone, riflettendo il peso del passato e delle aspettative familiari. La madre, Teresa Chiarodiluna, è una figura più dolce e vulnerabile, ma ugualmente dipendente, contribuendo al senso di colpa e alla pressione che Leone avverte. Ogni interazione tra Leone e i genitori è permeata da una tensione palpabile, poiché Leone si sente intrappolato tra l’amore per loro e il desiderio di liberarsi.
La psicologia di Leone è contrassegnata da un costante senso di impotenza, ma anche da una volontà di resistenza. Sebbene il suo desiderio di fuga sembri sempre irraggiungibile, i suoi sogni non sono del tutto spenti. La complessità dei suoi sentimenti verso i genitori rende la sua storia profondamente umana e universale.
Le esperienze di Leone evocano un senso di impotenza, amplificato dalla sua impossibilità di realizzare un cambiamento significativo nella sua vita. Un episodio significativo si verifica quando Leone incontra Ondrej, un barista ucraino che lavora nel locale davanti alla onlus in cui Leone si impiega: la conversazione che segna il loro incontro, infatti, rivela la profondità del rifiuto di Leone nei confronti della propria realtà, poiché si rende conto che ogni tentativo di evasione viene schiacciato dalla pesantezza delle responsabilità familiari.
Un altro personaggio significativo è Badra, la donna di cui Leone si infatua, che introduce una dimensione di speranza e di cambiamento. La sua presenza nella vita di Leone è un faro di possibilità, ma la sua energia e vitalità mettono in evidenza ulteriormente il senso di impotenza del protagonista. Badra rappresenta ciò che Leone potrebbe essere, un’anima libera e appassionata, ma la sua stessa esistenza diventa un costante promemoria della vita che non può avere.
Quando il nido domestico si trasforma in una prigione senza uscita
L’ambientazione del romanzo gioca un ruolo cruciale nella narrazione. La casa dei Chiarodiluna è descritta come un luogo decadente e trascurato, che diventa una sorta di prigione metaforica per Leone. La casa non cambia mai – e anzi viene rappresentata in un climax ascendente che la raffigura sempre più vecchia, vuota, trascurata – proprio come la vita di Leone, intrappolato in un limbo di doveri e rimpianti. Ma lo stesso nome del luogo fittizio in cui sono ambientate le vicende, Vivacchio sull’ombra, diviene nel romanzo di Pasquinelli lo specchio di un modo di vivere comune a molti dei personaggi che abitano queste tristi e coraggiose pagine.
In Giorni da Leone, Pasquinelli pone il focus nell’esplorazione della fragilità dei sogni di fuga e libertà. Leone desidera ardentemente una vita diversa, ma è incapace di prendere le decisioni necessarie per realizzare il suo sogno. La sua incapacità di agire e la sua rassegnazione riflettono la lotta di molti individui che, pur nutrendo aspirazioni, si trovano a dover affrontare il peso delle responsabilità quotidiane. Pasquinelli mette in luce la difficoltà di rompere con il passato e di affrontare il futuro con coraggio. La fragilità dei piani di Leone è simile a quella del ghiaccio che prepara ogni giorno: entrambi sono destinati a sciogliersi sotto il peso delle responsabilità.
La narrazione di Pasquinelli invita il lettore a riflettere sulla condizione umana, sull’impossibilità di fuggire dalle proprie responsabilità e sull’illusione della libertà. In questo senso, Giorni da Leone è una potente analisi della vita moderna e delle sue complessità, un racconto che colpisce nel profondo e lascia il lettore con una profonda riflessione sull’esistenza.
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