Le Madri di Delugan
di Sara Ramondino
Il 22 maggio 2021 al Museo Campano di Capua si è aperta un’avvincente mostra sulle opere d’arte dell’artista contemporaneo Gustavo Delugan, conclusasi sabato 5 giugno.
Nato in Trentino Alto Adige, a soli quindici anni Delugan si è trasferito in Campania dove ha condotto e completato gli studi di Ingegneria Civile all’Università Federico II di Napoli.
Nonostante la formazione tecnica e matematica, l’artista trentino ha sviluppato nel corso degli anni una grande abilità nell’abbracciare l’approccio meccanicistico del mondo insieme a quello artistico, creativo e simbolico. Infatti è proprio durante questi ultimi otto anni che si è dedicato completamente all’arte; ed è proprio nell’arte contemporanea che è stato in grado di esprimere ancor più questa ‘sintesi’ di razionalità e creatività. Lui stesso ha affermato:
«L’arte contemporanea è ‘essenziale’. Non necessita di orpelli. Non è descrittiva, però trasmette e il museo è un luogo di bellezza come la palestra dove si allenano i muscoli».
Come in una palestra si allena il corpo per mantenerlo in forma, così per Delugan nel museo si ‘allenano’ la creatività e l’immaginazione. Ed in questo contesto il suo percorso artistico intitolato “Le Madri di Delugan” ha riempito le sale del museo capuano per ben due settimane con diciannove originali installazioni raffiguranti – come si comprende anche dal titolo – delle figure femminili ispirate alle “Matres Matutae” capuane esposte all’interno del museo.
Un accostamento sapiente, voluto e ricercato quello delle moderne “Madri” di Delugan accanto alle antiche sculture romane. Il focus della mostra si è incentrato, appunto, sulla figura femminile della madre, donatrice di vita e di simbolismi da sempre; la madre è una figura atavica che attraversa ogni fase vitale di tutti i viventi di qualsiasi specie. Gli esseri umani – sin dagli albori della loro storia – hanno in tutti i modi cercato di rappresentarla nel proprio immaginario collettivo attraverso innumerevoli forme e strumenti.
Dai materiali più grezzi, dalla pietra al tufo, fino ad arrivare ai nostri giorni dove a far da padrone nella costruzione di queste attuali “Madri” ci sono materiali di scarto e di riciclo. Perché l’intento dell’artista – oltre ad esporre e sviscerare l’archetipo di ‘madre’- è soprattutto inviare un messaggio che ha a che fare con il gravoso impatto ambientale delle attività umane sul nostro pianeta.
Il percorso museale di Delugan, dunque, si è mosso su due fronti; quello concettuale e riflessivo intorno all’immagine della ‘madre’ e quello ecosostenibile in cui l’arte diviene veicolo di un nuovo modo di interpretare e costruire il mondo attraverso materiali e prodotti che rispettino la natura a pieno regime. Un particolare invito l’artista lo rivolge a tutte le donne, a tutte le madri, perni portanti della nostra società, ad essere parte attiva nella comunità e a non smettere di portare avanti battaglie e rivoluzioni tutti i giorni della loro vita.
Ogni icona materna di Delugan esposta al museo ha trascinato con sé una storia, un nugolo di significati e linguaggi. Per esempio, “Madre Ancora” è una fra le tante opere contemporanee dell’artista trentino che rende molto bene l’idea di salvezza e di forza di una madre; la madre si configura, appunto, come l’unica ‘ancora’ della vita di ognuno, a cui aggrapparsi soprattutto nei momenti più difficoltosi. Anche qui – quale tratto distintivo di ogni icona – è possibile scorgere l’impronta ecologista dell’opera; i materiali utilizzati per la costruzione di questa ‘madre’ legata principalmente al tema del mare, infatti, sono legno pallet e di barca, nonché un’ancora usata; tutti oggetti un tempo abbandonati su spiagge o altri luoghi, per poi essere recuperati, ‘riciclati’ e donati all’arte.
Delugan invia un messaggio molto chiaro. In una società ecocida come la nostra – dove gli oceani sono sempre più intasati da plastiche e microplastiche – è ancora possibile ricorrere al riciclo e all’utilizzo di materiali ecosostenibili. Inoltre il mare è un elemento da salvaguardare e proteggere perché la componente che più lo caratterizza è l’acqua; e l’acqua è vita per il nostro pianeta e per tutti gli esseri viventi.
La salvaguardia ambientale è un concetto ben espresso anche in un’altra sua opera denominata “Fragilità”, composta da una bottiglia con dei fiori rappresentanti la vivida natura; una natura schiacciata, però, dall’avidità delle attività umane, queste ultime raffigurate dall’installazione in legno che ‘sorregge’ la bottiglia con fiori, in procinto di schiacciarla e distruggerla.
Fra le numerose “Madri” esposte, Delugan ha proposto anche una ‘parentesi’ artistica dedicata all’anno della pandemia da Covid-19, il 2020. L’installazione di riferimento è un polittico di nove pezzi di legno; ogni pezzo ha un colore diverso dall’altro con un suo significato e concetto che ha permeato l’anno appena trascorso. Il riquadro verde rappresenta la speranza, affiancato da quello rosa, simbolo di solidarietà; il rosso ricorda la lotta contro il virus e il riquadro mimetico rammenta il tragico scenario di tutti i morti per Covid-19 trasportati dai camion dell’esercito per essere condotti alla cremazione; eppoi c’è un quadrato bianco con una croce in mezzo, raffigurante la solitudine del Papa e dell’istituzione religiosa e al centro dell’installazione sono riportate tutte le espressioni ‘chiave’ di quest’anno drammatico, come “mascherina“, “andrà tutto bene“, “io resto a casa“, “Italia chiusa” e “Cina“; un altro aspetto singolare dell’opera è che ogni parola riportata si interseca con l’altra per formarne poi una nuova e diversa.
L’universo femminile è a dir poco complesso e spesso ogni donna nell’arco di una giornata veste i panni di numerosi ruoli, come quelli di madre, di figlia, di sorella; inoltre la sensibilità femminile varia in special modo in base all’età e spesso anche alla cultura. Delugan attraverso la sua mostra ha raccontato tutto il ventaglio di sfaccettature e caratteristiche di ogni donna-madre. “Madre Energia” è il riassunto perfetto di questo ‘volano’ di caratteri. Ad essere infatti raffigurata è proprio la madre dell’artista, ricordata grazie all’utilizzo di oggetti e materiali che ne rievocano il ricordo e i sentimenti della persona che è in vita. Questa ‘madre’ è nata dallo scaldino che la stessa mamma di Delugan riempiva di acqua calda e riscaldava il letto la sera. Calore ed energia sono gli elementi che contraddistinguono una brava madre e rievocano quello che è il calore materno.
I lavori di Delugan non sono frutto del caso ma sono stati progettati secondo criteri di armonia tra proporzioni e trovano fondamento nella sezione aurea (o rapporto aureo), aspetto – d’altronde – di cui tenevano conto anche gli antichi. Ecco allora un ulteriore elemento che mette in risalto la connessione tra antico e moderno nell’itinerario artistico di Delugan. L’utilizzo di una raffinata sapienza nell’assemblare pezzi di diversa natura appartiene a un circolo di opere e lavori che da sempre contrassegnano l’operato degli artisti, degli architetti e degli scultori.
L’ingegno e la matematicità sono parametri ricorrenti in svariate installazioni dell’artista, come anche nella pianta del “Tempio di Nettuno di Paestum” esposta nel cortile del museo; qui è ancora più evidente l’impronta ingegneristica e soprattutto il connubio ricorrente tra Antica Capua e modernità. La pianta è stata affiancata a frammenti del cantiere del teatro di Capua; su questi sono raffigurati – come ha fatto notare sapientemente Delugan – marchingegni dell’epoca, per esempio l’argano con due schiavi all’interno addetti al funzionamento dello strumento per sollevare una colonna; di fronte a questi sono rappresentate le tre divinità protettive, Diana, Minerva e Giove con un serpente. Ancora una volta il mito incontra la tecnica, dunque l’antico si sposa quasi in modo perfetto con l’attuale.
Dunque, l’intero iter artistico di Delugan non si è sviluppato su un unico tema ma ha abbracciato diverse discipline che spaziano dal mito, all’ingegneria fino a toccare la nota dell’ecosostenibilità.
Se – come ha affermato l’artista – il museo è luogo di bellezza, alla mostra non poteva mancare una particolare scultura contemporanea dedicata proprio al concetto di beltà; la scultura di Ebe, dea della Bellezza, posta all’ingresso del museo, si è configurata come messaggio di benvenuto a tutti i visitatori che hanno avuto il piacere di prendere parte attiva alla visita. Ad Ebe si è affiancata un’altra installazione dell’artista, quella del ribelle Spartaco sotto la scritta dell’Anfiteatro di Capua affissa al muro del museo.
Come è stato ampiamente detto, ogni opera affronta un tema diverso, seppur tutte siano accomunate dal ‘filet rouge’ del pilastro materno. “Madre Tre” è un omaggio unico e ‘sui generis’ alle sculture delle Madri Capuane; si evidenziano il richiamo alla Trinità religiosa e ovviamente il senso materno dell’avere in braccio tre bambini d’oro; l’oro è un metallo di valore; pertanto i figli sono preziosi per una madre; inoltre la figura materna in questo caso è di colore blu come il vestito della Madonna.
«Nella mia espressione – ha affermato l’artista – quello che mi aiuta molto è la materia; trovare un legno che sarà stato sotto la pioggia per trent’anni, così scavato, così vissuto, l’ho legato subito per la sua vulnerabilità e la sua natura ‘fragile’ al tufo».
Questo commento ha introdotto un’altra “Madre“, altrettanto significativa e carica di storia, “Madre Capua“, che fa eco a tutte le sculture delle Madri Capuane rinvenute nel 1845 nel Fondo Patturelli. Ancora una volta antico e contemporaneo si incontrano e si fondono in un tutt’uno.
La sensibilità di Delugan sembra non avere confini, in special modo in “Madre Assenza“, un’icona che porta con sé i sentimenti e la sofferenza legati a tutte quelle donne anziane che a causa dell’età avanzata e degli acciacchi, non riescono più a vivere come un tempo; un riferimento da parte dell’artista è rivolto anche ai parenti anziani persi nelle RSA o nei letti d’ospedale a motivo della pandemia.
Un’attenzione è rivolta anche alla delicatezza e bellezza femminile, questa volta incarnata nella figura di “Madre Ginestra“; una donna bionda, la cui tonalità di capelli ricorda la finestra, fiore che cresce alle pendici del Vesuvio, tanto decantato dal Leopardi.
L’interdisciplinarietà che ha contraddistinto la mostra di Delugan non tiene conto nemmeno delle barriere storico-sociali. Ne è un esempio l’icona “Madre Africa“, tramite cui l’artista omaggia il continente africano con tutte le sue problematiche e sfaccettature. L’Africa è la ‘culla’ da cui ha avuto origine l’essere umano; e la ‘madre’ in questo caso è rappresentata con in capo dei raggi di colore rosso, a simboleggiare la forza e l’energia materna femminile.
“Madre Amore“, inoltre, è un’ulteriore conferma del fatto che l’arte contemporanea ha – per sua natura – un carattere universalistico ed è capace di trarre ispirazione da qualsiasi forza ed elemento, al di là degli schemi e delle differenze; infatti quest’altra installazione trae spunto dal sentimento dell’amore che soverchia qualsiasi confine, sia nazionale che di genere.
E, infine, a un’artista così sensibile al tema della salvaguardia del pianeta, non è mancato il richiamo a un elemento così primario ma fondamentale per la sussistenza e per la vita stessa, l’acqua. “Madre Acqua” racchiude proprio il messaggio di preservare questo bene prezioso; il materiale con cui è stata progettata l’installazione è legno recuperato dalle tavole con cui le donne un tempo lavavano i panni agli antichi lavatoi. Anche qui l’estro e il genio di Delugan hanno aperto una breve ma concisa parentesi sul rapporto con l’antico.
Nel finissage della mostra l’artista ha salutato i visitatori con un evento speciale dove – oltre alle “Madri” – a essere regina della mattinata è stata la musica, in particolar modo, un tipo di musica che si suonava all’epoca degli antichi Romani. L’evento si è concluso con le performance artistiche e musicali inscenate da Massimiliano Palmesano, ricercatore presso il Museo Campano di Capua, tramite cui è stato possibile rivivere, nella cornice delle opere contemporanee di Delugan, la romanità in tutto il suo splendore, i suoi rituali e le sue sinfonie.
Il lavoro più recente di Delugan celebra la stagione estiva appena giunta. “Estate” è l’ultima ‘creazione materna’ dell’artista, esposta e visitabile fino al mese di settembre alla Pasticceria Contemporanea di Marco. C. Merola a Caserta.
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