Mìcol Mei: “Pola.M”, un manifesto per la libertà dalla perfezione
Mìcol Mei, scrittrice e artista poliedrica, è l’autrice di un ultimo recente progetto artistico, il Pola.M. La scelta del titolo non è affatto arbitraria: Pola.M cita espressamente il regista Leo Carax e la sua pellicola del 1999, Pola X – che racconta la caduta negli inferi dell’eroe e il suo tentativo di riemergere dalle proprie rovine. Ma mentre Pola X di Carax rappresenta l’ossessione della perfezione, il progetto fotografico di Mei, Pola.M ne rappresenta la negazione e il rifiuto della stessa perfezione. Per questo, Pola.M è un progetto quantomai attuale, perché risponde a quella richiesta costante che la società ci fa, di apparire sempre perfetti e performanti, impeccabili sotto tutti i punti di vista, ma basandosi tuttavia su un concetto irreale e inesistente, la perfezione.
Pola.M è visionabile in una versione digitalizzata sullo spazio web (micolmei.it) e sul profilo Instagram dell’autrice (@locimiem): inoltre, per promuovere la sua opera inedita Mei ha deciso di realizzare in un’edizione limitata delle borse di tela e dei segnalibri che riportano la combinazione grafica delle sei polaroid protagoniste del progetto.
Melpomene, Bed, M.M., Food is not rational, the wall are Us e Burn. Ciò che accomuna le sei istantanee che compongono Pola.M è l’esaltazione di ciò che è irrazionale, di ciò che sfugge alle logiche del pensiero. È rifiuto della perfezione e dei canoni in cui l’essere umano si trova imbrigliato, come nel caso di Bed – opera realizzata con l’utilizzo dell’inchiostro di china –dove un letto d’epoca, presentato attraverso una prospettiva distorcente, perde il ruolo per cui è stato costruito e diventa altro negli occhi di chi fruisce l’opera. In Food is not rational e in M.M., invece, il tema principe è sicuramente l’identità: che cosa intendiamo per identità? E in che modo ciò che ci identifica dovrebbe rappresentarci? Melpomene è la rielaborazione fotografica e allegorica della musa greca della tragedia, figlia di Zeus e di Mnemosine. Rispetto alla divinità, alcune leggende narrano che dalla sua unione con Acheloo – dio fluviale, figlio di Oceano e Teti – siano nate le Sirene, esseri mitologici con testa di donna e il corpo di uccello, ingannatrici dei marinai e loro assassine. Anche in questo caso, come per Bed, Mìcol Mei si è servita dell’inchiostro di china per immortalare le proprie sensazioni e per esaltare l’aspetto irrazionale del proprio pensiero, ciò per cui le opere sono state realizzate. D’altro canto, sarebbe assurdo pensare che l’arte non rappresenti in parte, se non direttamente chi l’ha concepita almeno la sua visione delle cose, del mondo.
Le sei polaroid comprese nel progetto Pola.M sono esemplari unici, replicate digitalmente al solo scopo di offrire le proprie visioni a una platea più ampia, in grado di adattarsi a un nuovo modo di fare arte, a un inedito modo di comunicare. Attraverso la tecnica del bianco e nero, giochi di luci e suggestive sfocature, Pola.M si rende metafora per i suoi fruitori e intende afferrare un attimo. Un manifesto per la libertà, per il rifiuto dei precetti malati e distorti con cui le nuove generazioni, oggi più che mai, si trovano a dover fare i conti. Una celebrazione alla vita, al lato più selvaggio, più naturale e quindi più vero. Così Pola.M è l’urlo unanime di protesta, la voce stonata che irrompe l’ordine del coro, è un canto a una possibilità che tutti dovremmo donarci: quella di essere finalmente liberi.
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