Oggi, 8 maggio, festa della mamma. Le origini, la storia, l’arte celebrativa di Picasso, Klimt e Schiele
Da Gustav Klimt a Pablo Picasso: ognuno con la propria sensibilità ha rappresentato un’unione inscindibile: quella tra una madre e i suoi figli.
Oggi, domenica 8 maggio 2022 è la festa della mamma: una delle figure più importanti nella vita di ognuno. La Festa della Mamma ha una lunga tradizione che si perde nei secoli. Fin dall’antichità le popolazioni politeiste erano solite celebrare giornate dedicate alle madri e alla fertilità in primavera. Sembra che i greci onorassero la dea Rea, sposa di Cronos e madre di Zeus; gli antichi romani consacravano gli idi di marzo a Cibele, una divinità di origine frigia che incarnava la Madre Terra. Anche nel Medioevo la figura materna continuò a essere associata a fertilità e all’abbondanza, una connessione che si conservò anche nei secoli successivi. Infatti, durante il fascismo, venne scelta la data del 24 dicembre per premiare le madri “più prolifiche” nell’ambito della “Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo”.
La prima festa della mamma dell’epoca moderna
La prima festa della mamma dell’epoca moderna di cui si abbia notizia è quella anglosassone. Nel Regno Unito nacque nel XVII secolo la “Mothering Sunday”, che coincideva con la quarta domenica di Quaresima: una giornata in cui ai ragazzi che vivevano lontano dalle proprie famiglie era concesso tornare a casa a omaggiare le proprie madri. Proprio dalla tradizione inglese nasce l’usanza di fare alle mamme dei piccoli regali: ai tempi si trattava soprattutto di fiori raccolti lungo la strada del ritorno.
L’istituzionalizzazione del “Mother’s Day”
Le origini della festa così come la conosciamo oggi risalgono nell’America del 1908: l’idea venne a Anna M. Jarvis, con un memoriale in onore di sua madre, attivista pacifista. Nacque così il Mother’s Day, Giornata della madre che aveva come simbolo il garofano bianco. Riscosse un tale successo che il presidente americano Wilson nel 1914 decise di ufficializzarla in occasione del Congresso, dove fu stabilito che la ricorrenza che avrebbe rappresentato un’espressione pubblica di riconoscenza, amore e gratitudine per tutte le madri, sarebbe stata festeggiata sempre nella seconda domenica di maggio.
Alla decisione americana fecero poi seguito moltissimi altri Paesi. La Svizzera nel 1917, la Finlandia nel 2018, seguita nel 1919 da Norvegia e Svezia. Dal 1923 si festeggia la mamma anche in Germania, in dal 1924 e in Italia dal 1933.
In italia. la festa della mamma fu celebrata per la prima volta nel 1956 da Raul Zaccari, l’allora sindaco di Bordighera (Imperia) nel teatro cittadino. Iniziativa analoga una anno dopo: don Otello Migliosi, un sacerdote del borgo di Tordibetto ad Assisi, scelse un giorno del maggio 1957 per celebrare la madre nel suo valore religioso. Il disegno di legge per istituire ufficialmente la festa, presentato al Senato nel 1958, suscitò un acceso dibattito, ma la celebrazione prese ugualmente piede in via informale, fino a essere fissata ogni anno per l’8 maggio. Una data che rimase tale fino all’inizio del nuovo millennio quando, soprattutto per motivi commerciali, la ricorrenza divenne “mobile” e fu spostata alla seconda domenica del mese, in modo che cadesse sempre in un giorno festivo.
La festa della mamma in Italia
La festa della mamma, come la si intende oggi, nacque in Italia la metà negli anni cinquanta in due diverse occasioni, una legata a motivi di promozione commerciale e l’altra invece a motivi religiosi.
Dal punto di vista commerciale, nel 1956, Raul Zaccari, senatore e sindaco del comune ligure di Bordighera, crea una festa per le mamme nel teatro cittadino in collaborazione con l’associazione dei fiorai.
Dal punto di vista religioso, la festa risale all’anno successivo, il 12 maggio 1957, e ne fu protagonista don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi, in Umbria, che volle celebrare la mamma non già nella sua veste sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso.
Il disegno di legge per istituire ufficialmente la festa, presentato al Senato nel 1958, suscitò un acceso dibattito, ma la celebrazione prese ugualmente piede in via informale, fino a essere fissata ogni anno per l’8 maggio. Una data che rimase tale fino al 2000, anno in cui è stata trasformata in una festa mobile, soprattutto per motivi commerciali, la ricorrenza divenne “mobile” e fu spostata alla seconda domenica del mese, in modo che cadesse sempre in un giorno festivo. Quest’anno coincide proprio con la sua data originale.
PabloPicasso, Gustav Klimt, Egon Schiele
Gustav Klimt, Pablo Picasso. Egon Schiele: ognuno con la propria sensibilità ha rappresentato un’unione inscindibile: quella tra una madre e i suoi figli.
Pablo Picasso realizza, nel 905, Maternità, sicuramente il suo più celebre dipinto raffigurante madre e figlio. Olio su tela, ci mostra una donna che allatta il suo bambino, avvolto nel suo scialle, in primo piano. È china verso di lui, con un fiore tra i capelli e dei lineamenti fini, lo ammira assorta. Tra i colori tenui del rosa e del grigio, madre e figlio sembrano condividere la stessa esistenza e la stessa anima.
Sempre del 1905 è il dipinto di Gustav Klimt, Le tre età della donna, acquistato dallo Stato italiano nel 1911 e oggi conservato alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. La figura della donna è uno dei temi più cari al pittore austriaco, qui rappresentata in tre fasi della sua vita: l’infanzia, la maternità e la vecchiaia. A sinistra, una donna anziana; sulla destra, una giovane donna tiene in braccio una bambina. Le figure della madre e della bambina sono nude, si scaldano a vicenda attraverso il loro affetto e la loro dolcezza, i loro visi sono vicini e sono raffigurati con toni pastello, che richiamano la loro tranquillità e il loro benessere. La donna anziana, invece, presenta toni cupi, è curvata su sé stessa, si copre il volto con le mani, restituisce un senso di inquietudine.
Di pochi anni dopo è Madre e figlia (1913) realizzato da Egon Schiele. La somiglianza somatica è evidente: i capelli d’oro sbiadito restituiscono il sentito calore di un abbraccio, tra due profumi complicati che s’incontrano e scaldano, accettandosi. Schiele è un maestro delle malinconie sopite nelle espressioni, e seppur semplificati e stereotipati nelle fattezze, e forse proprio per questo ancor più struggente, i tratti degli occhi abbassati e il rosso acceso delle labbra chiuse sussurrano di un amore sconfinato. Entrambe le protagoniste sono nude: la figlia completamente, la madre solo fino alle spalle, eppure l’abito rosso acceso è troppo vivo per reggere un contrasto con il cremisi della pelle: è un eccesso, uno scardinamento dallo stato del soma. E’ il ritratto di una madre ancora più nuda di quanto sarebbe senza vestito alcuno.
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